Formazione

“La formazione permanente è destinata a far crescere nel sacerdote la coscienza della sua partecipazione alla missione salvifica della Chiesa. Nella Chiesa « missione » la formazione permanente del sacerdote entra non solo come necessaria condizione, ma anche come mezzo indispensabile per rimettere costantemente a fuoco il senso della missione e per garantirne una realizzazione fedele e generosa. Con tale formazione il sacerdote è aiutato ad avvertire tutta la gravità, ma nello stesso tempo la splendida grazia, da un lato, di un’obbligazione che non lo può lasciare tranquillo — come Paolo deve poter dire: « Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo! » (1 Cor 9, 16) — e, dall’altro lato, di una richiesta, esplicita o implicita, che prepotente viene dagli uomini, che Dio instancabilmente chiama alla salvezza.

Solo un’adeguata formazione permanente riesce a sostenere il sacerdote in ciò che è essenziale e decisivo per il suo ministero, ossia la fedeltà, come scrive l’apostolo Paolo: « Ora, quanto si richiede negli amministratori (dei misteri di Dio) è che ognuno risulti fedele »(1 Cor 4, 2). Il sacerdote dev’essere fedele, nonostante le più diverse difficoltà incontrate, anche nelle condizioni più disagiate o di comprensibile stanchezza, con tutte le energie di cui dispone, e sino alla fine della vita. La testimonianza di Paolo dev’essere di esempio e di stimolo per ogni sacerdote: « Da parte nostra — scrive ai cristiani di Corinto — non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto » (2 Cor 6, 3-10).”

San Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 75

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